Tutto quello che non vi dicono sulle cure domiciliari precoci per la Covid-19.
Riportiamo le parti salienti di due paragrafi di una ricerca pubblicata da Mario Menichella (che ringraziamo per la gentile concessione) sul sito della “fondazione hume” di cui alleghiamo qui il testo completo link.
Anticipiamo il cuore di quanto vogliamo trasmettervi: LA COVID-19 È CURABILE!
E non solo vi sono le terapie domiciliari, le cure precoci con la loro elevata efficacia (dell'ordine dell'80-85% nell'evitare le ospedalizzazioni), ma anche la prevenzione quotidiana con certi integratori naturali di uso comune. Fattori accomunati da due cose: facile reperibilità e di costo praticamente irrisorio se confrontati ai vaccini Covid-19 (per i quali si parla di 175dollari a dose entro pochi anni).
L’autore nell’articolo dichiara:
“…Si scopre così che: (1) l'implementazione ufficiale di un "serio" protocollo di cure domiciliari equivarrebbe ad aumentare di ben 25 punti la copertura di una campagna vaccinale del 60% degli over 50, portandola quindi “virtualmente” all'85%; (2) la combinazione di un protocollo di cura domiciliare "vero" (non "vigile attesa e spera"...) con un mix di integratori naturali avrebbe invece, in termini di ospedalizzazioni evitate, un impatto pari a una vaccinazione dell'86% degli Italiani (o degli over 50, visto che la vaccinazione dei giovani non sposta i risultati) Se invece si usassero i due nuovi approcci in aggiunta ai vaccini (e non al loro posto), i morti totali sarebbero poco più di quelli annui di una normale influenza..”
La questione di fondo che vorremmo personalmente chiedere ai nostri esponenti di governo: perché si è derogato SOLO ED ESCLUSIVAMENTE ai vaccini Covid-19 il compito di “debellare la malattia”, mentre altre soluzioni (anche combinate assieme fra loro) NON vengono prese in considerazione e chi lo fa viene “bollato” e censurato?
Non vogliamo essere di parte, non siamo “contro” i vaccini, ma in ballo ci sono dei costi per la collettività in termini di vite, di libertà e di denaro.
Il mainstream da 20 mesi ha inculcato alla gente (riuscendoci) professando che non esistono cure per la Covid-19, ma non è vero!
Su questo argomento è molto chiaro il prof. Peter McCullough, medico, docente universitario ed editor di due importanti riviste di medicina, autore del protocollo di cura della Covid-19 [fonte] adottato anche in Italia dal comitato per le cure domiciliari.
Egli, infatti, aveva dei pazienti con patologie del cuore o dei polmoni che, infettatisi con il SARS-CoV-2, necessitavano di cure immediate, e pertanto si rifiutava di lasciare i pazienti senza cure (come il protocollo ministeriale di Speranza indicò a febbraio’20).
Il dr. McCullough usò nella cura dei pazienti i migliori farmaci disponibili, che venivano prescritti in modo appropriato off label (cioè al di fuori degli usi autorizzati dalla medicina convenzionale, ma come egli sottolinea il "label" è una pubblicità, non un documento scientifico) per curare questa nuova malattia.
Egli ha messo su un gruppo di medici operanti sul campo, e i risultati delle loro scoperte sono stati pubblicati ad agosto 2020 nell'ottavo numero dell'American Journal of Medicine, [fonte] ; la premessa dell'articolo era:
"..vi sono due esiti negativi del Covid-19: l'ospedalizzazione e la morte"… "se non facciamo nulla prima dell'ospedalizzazione, non possiamo fermare la malattia"..
Il dr. McCullough partecipò a delle audizioni pubbliche di fronte al Senato del Texas a novembre’20 e nel marzo’21 arrivando ad affermare che:
"..anche se all'epoca c'erano già 50.000 articoli scientifici nella letteratura peer-reviewed sul Covid-19, ma neanche uno diceva ai medici di medicina generale come curarlo.. C'era un 'blocco' quasi totale su qualsiasi informazione riguardante le cure ai pazienti. Ciò che è successo in seguito in America è che siamo entrati in un ciclo di nessuna informazione sulle cure, per cui i pazienti hanno pensato che il Covid fosse incurabile..”(fonte)
Nell’articolo redatto dal dr. McCullogh e dai ben 57 colleghi affermarono:
“.. abbiamo utilizzato dei farmaci per influenzare la replicazione virale. Noi possiamo usare anti-infettivi intracellulari. Abbiamo usato corticosteroidi e farmaci anti-infiammatori. Il miglior anti-infiammatorio contro il Covid è il cortisone, come mostrato nello studio controllato randomizzato della più alta qualità, con sistema 'a doppio cieco' e placebo, svolto su oltre 4.000 pazienti. Vi è stata una riduzione del 50% della mortalità..”
Purtroppo, per molti mesi quelli realizzati da McCullough sono stati gli unici due articoli nella letteratura peer-reviewed a dire ai medici di base come curare il Covid-19 sulla base delle informazioni scientifiche.
Il dr. McCullough sottolinea, infine, come
"…non c'è un solo dottore la cui faccia è in TV, non uno, che abbia mai trattato un paziente affetto da Covid-19…Non vi è un singolo medico nella task force della Casa Bianca che abbia mai curato un paziente… Perché non è stato creato un gruppo di medici che abbiano curato pazienti affetti da Covid-19? Perché non facciamo qualcosa insieme scambiando le nostre idee ed esperienze sul campo?”
Interrogativi come vedete che pure a casa nostra, fra le persone di buon senso, ci siamo sempre posti.
I protocolli di cura elaborati basati su farmaci low-cost.
Segnaliamo come il 1° luglio 2021, un lavoro di ricercatori inglesi e australiani apparso su Lancet (fonte) ha già confermato i loro risultati con un approccio precoce basato su un preparato anti-asma (contenente una piccola quantità di cortisone) da somministrare per inalazione nelle primissime fasi della malattia.
Nello studio inglese, "un campione di 73 pazienti trattati con “budesonide”, somministrato tramite spray-nasale nei primi giorni dall’insorgenza di lievi sintomi da Covid-19, è stato messo a confronto con un altro gruppo di 73 pazienti con caratteristiche simili, ma trattato con una terapia tradizionale. I risultati hanno dimostrato che nel primo campione con il trattamento cortisonico i ricoveri ospedalieri sono stati 2 contro gli 11 del secondo gruppo (per cui l’abbattimento delle ospedalizzazioni è stato all’incirca dell’81%).
Questo si è trattato di uno studio controllato randomizzato, pubblicato peraltro su una delle riviste mediche più prestigiose. Quindi, questa volta da parte delle Autorità sanitarie italiane (AIFA, Ministero della Salute, CTS) proprio non vi sono plausibili "scuse" per ignorarlo. Inoltre, con questo farmaco somministrato due volte al giorno direttamente nel naso nelle due narici, le ospedalizzazioni sono state abbattute dell'80%. Insomma, abbattere le ospedalizzazioni di un tasso praticamente paragonabile a quello ottenibile con una campagna vaccinale di massa sembra essere diventato facile.
L’Istituto Mario Negri è stato coinvolto anche in un progetto che vede l’utilizzo di un farmaco con valenza antivirale: l'Ivermectina; la quale riduce la carica virale del SARS-CoV-2 del 99,8% in sole 24 ore e la mortalità in media del 62% secondo una meta-analisi di 15 paper scientifici (fonte), e del 75% secondo un’altra recente rassegna (fonte).
Il dr. Remuzzi spiega
“…le evidenze emerse da vari studi di laboratorio, osservazionali, clinici (anche controllati a doppio cieco, ad es. (fonte), ndr) e da metanalisi hanno mostrato che l'Ivermectina è in grado di bloccare la replicazione del SARS-CoV-2..”
aggiungendo che:
" l'uso di medicinali a base di cortisone per inalazione rappresenta un trattamento efficace per i primi sintomi di Covid -19. Questo tipo di terapia alleggerirebbe la pressione sui sistemi sanitari di tutto il mondo. Inalare budesonide è semplice, sicuro, ben studiato, economico (l'Aircort spray nasale costa una ventina di euro, ndr) e il trattamento è ampiamente disponibile. Anche il desametasone (ad es. il Bentelan) è un farmaco ampiamente disponibile e a basso costo, capace di ridurre la mortalità delle forme gravi di COVID-19".
Pure l'Aspirina e il Celebrex costano meno di una decinadi euro ciascuno; mentre una cura a base di Ivermectina (che all'estero si trova a circa 3 dollari a flacone di gocce da 5 ml) costerebbe all'incirca 1 euro al giorno (fonte), per cui è usata con apparente successo in India, nonostante l'OMS abbia cercato di "mettersi di traverso" (fonte1 e fonte2).
Si confrontino questi costi con quelli degli anticorpi monoclonali (una terapia completa costa intorno a qualche migliaia di euro), con quelli della degenza ospedaliera (427 €, 582 € e 1.278 €, rispettivamente, in reparto ordinario, sub-intensivo e intensivo [fonte]), capiamo quindi come ci sia indubbiamente una pressione economica di fondo considerando la platea di “clienti” che una vaccinazione di massa “senza sé e senza ma” comporti nei profitti di certe aziende.
Riassumano in questa tabelle i protocolli di cura contro la Covid-19 esemplificati sopra:
L'importanza della tempestività nelle cure e della prevenzione.
Curare i pazienti affetti da Covid-19 con il massimo tempismo e direttamente a casa. È questa la strategia messa in campo dai medici dei vari comitati per le cure domiciliari per contrastare il virus e che hanno permesso loro di curare molte persone. Come spiega in un'intervista il dr. Andrea Stramezzi:
"le terapie precoci funzionano. Il tempismo è fondamentale. Si deve intervenire subito con l’antinfiammatorio. Da evitare la tachipirina, che non è un antinfiammatorio e abbassa i livelli di glutatione, fondamentali per proteggersi dal Covid. Va bene qualsiasi antinfiammatorio. L’aspirina va benissimo essendo anche un antiaggregante piastrinico. L’Ibuprofene te lo danno solo con la ricetta. L’aspirina anche senza ricetta. Va presa immediatamente, al primo sintomo. Appena si ha la febbre a 38, per esempio, oppure uno strano mal di gola, un accenno di tosse, qualsiasi avvisaglia. Questo è un primo step, perché il tessuto infiammato permette più facilmente l’ingresso del virus, come tutti gli agenti batterici. L’importante è avvertire subito il medicocurante, che prescrive poi una terapia adatta al paziente che già conosce".
L’estrema importanza della tempestività nelle cure è stata di recente dimostrata da un’eccellente meta-analisi (fonte) di 9 differenti studi indipendenti fra loro (fra cui uno italiano), che fa vedere come le cure precoci nelle case di cura per anziani, producano un abbattimento di oltre il 60% della mortalità.
Le cure usate con successo sono terapie multifarmaco che includono idrossiclorochina, due o più antinfettivi, corticosteroidi, antitrombotici e nutraceutici. Gli autori sottolineano come gli ospiti delle case di riposo siano un gruppo ad altissimo rischio e, nonostante ciò, le cure precoci risultano essere assai efficaci. Viceversa, qualora questi soggetti non vengano curati subito (cioè appena si manifestano i primi sintomi), si aggravano in misura tale che non riescono a beneficiare delle successive cure ospedaliere, perché i polmoni vengono meno e si producono micro-trombi nei polmoni e nei reni. E insistono sul fatto che le cure precoci dovrebbero essere prese in seria e urgente considerazione dalle Autorità sanitarie e dai decisori politici.
Perciò, come sottolinea ancora il dr. Remuzzi:
"..occorre intervenire all'inizio della fase sintomatica, iniziando a curarsi a casa e trattando il Covid-19 come si farebbe con qualsiasi altra infezione respiratoria, ancora prima che sia disponibile l'esito del tampone, potrebbe aiutare ad accelerare il recupero e a ridurre l’ospedalizzazione.."
Ma ancor meglio dell'intervenire subito con i farmaci non appena si manifestano i sintomi del Covid-19 è effettuare una prevenzione con l'assunzione quotidiana di opportuni integratori naturali con proprietà antivirali, immunomodulanti e antinfiammatorie, i quali non prevengono affatto l'infezione, ma possono aiutare ad accelerare il recupero e a ridurre non poco il rischio di ospedalizzazione e di effetti gravi del Covid-19 [fonte].
Sulla base di sempre più numerose evidenze epidemiologiche riportate nella letteratura medico-scientifica, appare ogni giorno più chiaro come il raggiungimento di adeguati livelli di vitamina D3 (4.000 UI/die) [fonte] sia necessario non solo per prevenire le numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita negli anziani e creare “comorbidità” che aggravano il Covid-19, ma anche per determinare un netto calo della mortalità e dei ricoveri in terapia intensiva [fonte].
La lattoferrina una glicoproteina che si trova classicamente nel latte dei mammiferi, ha importanti proprietà immunologiche: è sia antibatterico che antivirale [fonte], ed anche un antinfiammatorio e anti-cancro [fonte]. Vi sono prove che possa legarsi ad almeno alcuni dei recettori utilizzati dai coronavirus e quindi bloccarne l'ingresso [fonte], perciò può essere un ottimo integratore da assumere come contributo alla prevenzione contro l'infezione e l'infiammazione.
Inoltre in vitro blocca la replicazione del SARS-CoV-2 [fonte1, fonte2]. Come osservava ad aprile il dr. Enrico Naldi, medico di Medicina Generale, "ad oggi ho più di 200 persone in profilassi con essa e nessuna di queste si è ammalata" [fonte].
Alcuni studi italiani ne hanno dimostrato anche il valore terapeutico se la si assume quando si ha il Covid-19, probabilmente perché potenzia il sistema immunitario innato e contrasta l'eccessiva risposta la "tempesta citochinica" [fonte].
Il tè è la bevanda più consumata al mondo e l'idea di sfruttare le sue molecole polifenoliche antivirali è per molti entusiasmante. L'epigallocatechinagallato (EGCG) e le teaflavine (TF) sono catechine polifenoliche che si trovano in abbondanza nel tè verde e nel tè nero, con una vasta gamma di benefici per la salute. Sono infatti potenti agenti antiossidanti, antinfiammatori e antivirali. Alcuni studi hanno anche suggerito che hanno attività profilattica, ed un gruppo di ricercatori italiani [fonte] le ha testate su 10 pazienti positivi al tampone, sintomatici per SARS-CoV-2, trattandoli per 15 giorni a domicilio con due sedute di inalazione più tre capsule al giorno (catechine totali: 840 mg; EGCG totale: 595 mg). Tutti i pazienti si sono ripresi completamente e non hanno avuto sintomi in una mediana di 9 giorni, e sono usciti dalla quarantena perché privi di sintomi.
L'arsenale degli integratori che possiamo prendere a scopo preventivo comprende anche:
La vitamina C. Questa vitamina supporta la funzione di varie cellule immunitarie e migliora la loro capacità di proteggere dalle infezioni. È stato dimostrato che l'integrazione con Vitamina C riduce la durata e la gravità delle infezioni delle vie respiratorie superiori compreso il comune raffreddore, il quale può essere prodotto da alcuni tipi di coronavirus con cui la nostra specie convive da tempo [fonte]. La dose di vitamina C raccomandata dagli studi varia da 1 a 3 g / giorno.
Lo zinco. Regola l'attività infiammatoria e ha funzioni antivirali e antiossidanti. Lo zinco è considerato il potenziale trattamento di supporto contro l'infezione da Covid-19 a causa dei suoi effetti antinfiammatori, antiossidanti e antivirali diretti, tanto da essere impiegato anche in terapia in alcuni trial clinici attualmente in corso contro il Covid-19 [fonte]. L’effetto antivirale è ottenuto riducendo l’attività dell’ACE-2, la proteina delle cellule a cui l’uncino (spike) del SARS-CoV-2 si lega per entrare nella cellula. La dose raccomandata da vari studi varia da 20 a 92 mg / settimana
La curcumina. La possiamo assumere aggiungendo ogni giorno un cucchiaino di curcuma al cibo (associata sempre o ad olio o altri grassi od a pepe nero, che la rendono biodisponibile), ha un ampio spettro di azioni biologiche, comprese attività antibatteriche, antivirali, antimicotiche, antiossidanti e antinfiammatorie [fonte]. Inoltre inibisce la produzione di citochine pro-infiammatorie nelle cellule, ed esercita un effetto antivirale su un'ampia gamma di virus, tra cui virus dell'influenza, adenovirus, epatite, virus del papilloma umano (HPV), virus dell'immunodeficienza umana (HIV), etc. [fonte]
La quercetina. Si tratta di un flavonoide le cui proprietà antivirali sono note da vari studi [fonte]. Tre trial clinici hanno mostrato che l’integrazione di quercetina riduce incidenza e durata delle infezioni del tratto respiratorio [fonte]. Essa inibisce due bersagli del SARS-CoV-2 ed ha la capacità teorica, ma significativa, di interferire con la replicazione di questo virus, al punto da risultare fra i primi 5-6 composti candidati per la realizzazione di nuovi antivirali contro il SARS-CoV-2.
Di seguito esemplifichiamo un quadro riassuntivo dei principali integratori naturali impiegati contro il Covid-19 secondo la letteratura scientifica peer-reviewed. Per alcuni di essi abbiamo già dei primi dati quantitativi sulla loro efficacia nell’evitare aggravamenti o nei pazienti che li assumevano in precedenza (nel caso della vitamina D) o in pazienti sintomatici trattati con essi (nel caso di vitamina D, lattoferrina, estratto di tè verde). Ciò suggerisce un’efficacia elevata anche per chi li assume quotidianamente come forma di prevenzione di forme gravi prima che si manifestino i sintomi (che esordiscono alcuni giorni dopo l’infezione).
Conclusioni
Abbiamo esemplificato alcuni dei protocolli proposti, studiati con metodo scientifico in questi 20 mesi di “emergenza pandemica”.
Ora ci chiediamo e chiediamo a CHI di dovere:
Perché continuare ad ignorare la possibilità delle cure?
Non si tratta di contrapporre i vaccini alle cure, ma di lasciare la libertà a chi vuole di curarsi visto, che le cure esistono.