SPIEGHIAMO PERCHE’ I DATI AGGREGATI DELL’ISS, CHE PIACCIONO TANTO AL MINISTRO SPERANZA, NON HANNO SENSO!
Nel recente aggiornamento del bollettino di sorveglianza integrata del ISS del 09/02/2022 (link), a pag.5 viene messo in evidenza il tasso di ospedalizzazione, delle TI e dei decessi dei non vaccinati rapportato ai vaccinati con 3a dose:
Il tasso di ospedalizzazione standardizzato per età per i non vaccinati risulta dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.
Il tasso di ricoveri in terapia intensiva standardizzato per età per i non vaccinati risulta circa venticinque volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.
Il tasso di mortalità standardizzato per età, per i non vaccinati risulta circa ventitré volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.
Questi valori si riferiscono ai dati totali aggregati tenendo presente la popolazione di riferimento ISTA al 01/01/2021 come specificato a pag.35.
Il metodo utilizzato dal ISS per calcolare l'incidenza delle Terapie Intensive aggregata ogni 100.000 abitanti, si basa sull'utilizzo di pesi conseguenti alla distribuzione della popolazione nelle quattro fasce d'età scelte arbitrariamente (12-39, 40-59, 60-79, 80+).
Nella tabella 6 del report, per le singole fasce, ISS mette l'incidenza puntuale che altro non è che il rapporto tra persone ad esempio in T.I. e popolazione, ma per il valore aggregato non fanno altrettanto e utilizzano questi “pesi” evidenziati in rosso nelle tabelle che seguono.
I risultati che ISS riporta nei famosi “omini” delle slide del Ministro Speranza e che poi il mainstream usa per la propaganda, sono quelli nel rettangolo rosso, mentre i calcoli puntuali per i valori aggregati (come fatto per le singole fasce d’età), sarebbero quelli evidenziati in verde.
Notate come verrebbero numeri di incidenza molto diversi, soprattutto a favore dei non vaccinati!
Ora come fa ISS, valutiamo il rapporto di rischio relativo tra i non vaccinati e le categorie di vaccinati, nei rettangoli verdi i valori aggregati puntuali come spiegato in precedenza:
Notate le differenze??
I numeri che danno l'ISS sono inadatti a descrivere un fenomeno che dovrebbe essere univoco e non dipendente da come viene scelta la suddivisione delle classi e quindi i relativi “pesi”, a seconda di quale popolazione si prenda a riferimento! Ricordiamo che nei rapporti delle incidenze calcolati se cambia il denominatore (la popolazione) il risultato cambia. E’ matematica!
Quindi riprendendo le affermazioni fatte dal ISS all’inizio e correggendole si avrebbe:
Il tasso di ospedalizzazione standardizzato per età per i non vaccinati risulta circa
dieciCINQUE volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.Il tasso di ricoveri in terapia intensiva standardizzato per età per i non vaccinati risulta circa
venticinqueTREDICI volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.Il tasso di mortalità standardizzato per età, per i non vaccinati risulta circa
ventitréSEI volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.
Come si nota i fattori di rischio fra i non vaccinati e i tri-dosati sono notevolmente più bassi!
Inoltre se osservate le classi d’età più giovani della popolazione, i rapporti di rischio fra non vaccinati e tri-dosati risultano essere molto contenute: ancora una volta si dimostra come non è giustificata la vaccinazione a tappeto perpetuata.
12-39 anni —> Osp. di un fattore 3, TI di un fattore 5, Decessi di un fattore 8.
40-59 anni —> Osp. di un fattore 7, TI di un fattore 18, Decessi di un fattore 16.
Qualcuno potrebbe dire invece che in generale, i fattori di rischio peggiorano rispetto ai vaccinati con doppia dose<120giorni, ma questo fatto si collega alle nostre analisi dove si dimostra che fare la terza dose porta a una condizione peggiorativa soprattutto per gli under 60!
Qui il link a quelle analisi:
https://www.nicolaporro.it/sorpresa-sulla-terza-dose-cosa-dicono-i-numeri/
https://www.nicolaporro.it/nuovi-dati-iss-si-confermano-i-dubbi-sulla-terza-dose/
Concludendo
Non intendiamo in questa sede valutare se l’interpretazione e la base-dati data nei bollettino settimanali del ISS sia attendibile o meno, oppure come l’accesso alle terapie intensive possa essere valutato differentemente da medico a medico in maniera soggettiva (per questo motivo lo abbiamo sempre considerato un parametro che non può essere significativo, ma da considerarsi un sottoinsieme degli ospedalizzati), o come quanti dei dati riferiti agli “ospedalizzati covid” abbiano ricorso a cure mediche per altro motivo e poi si sono scoperti “positivi” al tampone una volta ricoverati. (A riguardo una recente indagine FIASO ha dichiarato che il 34% (1 su tre) degli “ospedalizzati covid” in realtà con i sintomi covid non c’entrano nulla).
Tutti fattori, questi sopra elencati, che possono dare tendenze diversi nei dati, soprattutto in quelli aggregati elaborati in questo modo dal ISS che poi i media rimbalzano nella narrativa quotidiana.
La cosa più sensata è comunicare distintamente i rapporti di rischio per singole fasce d’età, visto come la malattia colpisce con gravità diversa la popolazione.