Lo studio che chiede l'immediata SOSPENSIONE dell'utilizzo dei vaccini mRNA in gravidanza e nelle settimane successive di allattamento.
E' uscito da pochi giorni uno studio scientifico (link), già sottoposto a revisione paritaria, che smonta i risultati di un precedente studio su cui si basava l'attuale raccomandazione di vaccinare le donne in gravidanza supportata dal CDC e da molti altri enti come Aifa (vedi link).
Il precedente studio di Shimabukuro del giugno’21 (link) confermava la sicurezza dei vaccini innovativi antiCovid ad mRNA - Pfizer/BioNTech e Moderna - nelle prime 24 settimane di gravidanza, ora emergono limiti di vari genere, nonché alcune anomalie sul piano statistico.
I ricercatori affermano come lo studio precedente presenti statistiche falsamente rassicuranti relative al rischio di aborto spontaneo all'inizio della gravidanza, dal momento che la maggior parte delle donne nel calcolo sono state esposte al prodotto mRNA dopo che è stato definito il periodo di esito (20 settimane di gestazione).
Nel nuovo studio vengono evidenziati questi errori e ricalcolato il rischio di questo risultato in base alla coorte che è stata esposta al vaccino prima della 20a settimana di gestazione. La nuova analisi indica un'incidenza cumulativa di aborto spontaneo da 7 a 8 volte superiore ai risultati degli autori originali (p <0,001) e alla media tipica per l'interruzione di gravidanza durante questo periodo di tempo.
Gli autori hanno analizzato i dati del registro v-safe dal 14 dicembre 2020 al 28 febbraio 2021, che includeva 827 gravidanze (di 3.958 iscritti).
I dati sono stati raccolti attraverso tre diversi sistemi di monitoraggio: il controllo sanitario delle vaccinazioni, il registro v-safe e il sistema di segnalazione degli eventi avversi del vaccino (VAERS).
Il registro V-safe and Registry Monitoring Prevention è un nuovo sistema di sorveglianza attivo basato su smartphone sviluppato per il programma di vaccinazione COVID-19, che invia messaggi di testo ai partecipanti per richiedere loro di completare un sondaggio online per valutare la loro stato di salute e incoraggiare la segnalazione di eventi avversi.
Le considerazioni sostenute dal CDC in base al precedente studio
Nel precedente studio di Shimabukuro, gli autori hanno concluso che non c’era nessuna evidenza negativa tale da precludere il vaccino mRNA in gravidanza; in quanto l'incidenza cumulativa di aborto spontaneo del 12,6% (104/827) era considerato un valore “nella media”. Però, Shimabukuro e colleghi riconoscevano già che “la proporzione di gestanti dell'aborto spontaneo post-vaccinazione riportato, potrebbe non riflettere la giusta proporzione, perché i partecipanti potrebbero essere stati vaccinati dopo il periodo considerato di maggior rischio nel primo trimestre della gravidanza e molte perdite precoci potrebbero non essere state riconosciute e incluse nel calcolo.
Tuttavia, un esame più attento delle 827 donne, rivela che un valore tra 700 e 713 donne sono state vaccinate dopo che il termine per la registrazione del risultato era trascorso (le 20 settimane di gravidanza).
Quindi, una nuova analisi di queste cifre indica un'incidenza cumulativa di aborto spontaneo che va dall'82% (104/127) al 91%(104/114), 7-8 volte superiore ai dati pubblicati dal team di Shimabukuro e sostenuti dal CDC.
L’errata valutazione sul rischio di ricovero delle donne in gravidanza
Inoltre come discusso da Shimabukuro , la morbilità e la mortalità della malattia COVID-19 in gravidanza è stata segnalata come altamente probabile e, quindi, utilizzata per giustificare le attuali raccomandazioni internazionali per l'uso diffuso di vaccini mRNA in gravidanza, poiché le donne in gravidanza erano escluse dalle prime sperimentazioni sui vaccini.
Tuttavia, in due studi recenti, questo aumento del rischio non era osservato anzi, il tasso di ricovero in unità di terapia intensiva in gravidanza era paragonabile a quei tassi tra i popolazione generale della stessa coorte; e la mortalità ospedaliera nelle donne in gravidanza era inferiore rispetto alle pazienti non gravide ricoverate in ospedale con COVID-19 e polmonite virale [studio 1 e studio2].
Lo studio sui ratti per giustificare l’impatto sulla fertilità
Dato che le donne in gravidanza sono state escluse dalle sperimentazioni cliniche iniziali, il possibile impatto del vaccino mRNA sul feto e la relativa capacità riproduttiva (delle donne), è stata valutata utilizzando studi sugli animali (femmine ratti). Lo studio Pfizer-BioNTech sui ratti è stato segnalato per escludere problemi di fertilità degli animali esposti e dei loro cuccioli.
Tuttavia, un attento esame dello studio indica un aumento (circa 2 volte) di perdita preimpianto (9,77% rispetto al 4,09% nel gruppo di controllo), ma i risultati sono stati segnalati per essere classificati come all'interno degli intervalli medi di controllo (5,1–11,5%).
Trasmissione dell'mRNA e della proteina Spike attraverso la placenta e il latte materno
La trasmissione dell'mRNA e della proteina Spike attraverso la placenta e attraverso il latte materno è una preoccupazione, dato l'effetto sconosciuto sullo sviluppo in utero o su un lattante. Il CDC ha ritenuto valido un analisi fatta della durata di una settimana, su un campione di 5 donne (vaccinate con Pfizer) che allattavano al seno il proprio neonato.
Gli autori del nuovo studio invece raccomandano cautela, e che la conclusione di “sicurezza” emessa dal CDC sia stata troppo frettolosa , visto il campione troppo esiguo (N=5) e osservato in un tempo troppo breve (1 settimana). Inoltre il VAERS ha ricevuto numerose segnalazioni di porpora trombotica trombocitopenica (TTP), disturbi gastrointestinali, eruzioni cutanee, reazione anafilattica e morte nel periodo di allattamento post- vaccinazione.
Conclusioni
Gli autori suggeriscono, nelle conclusioni, l'immediata sospensione dell'utilizzo dei vaccini ad mRNA in gravidanza (a prescindere dalla settimane) ed allattamento, nonché il ritiro degli stessi per bambini e popolazione generale in età fertile.
Da ricordare come nella scheda, ad esempio, del Comirnaty di Pfizer/BioNTech sia indicato:
"La sicurezza e l’efficacia di Comirnaty nella popolazione pediatrica di età inferiore a 12 anni non sono state ancora stabilite. I dati disponibili sono limitati"
"I dati relativi all’uso di Comirnaty in donne in gravidanza sono in numero limitato"
"Non è noto se Comirnaty sia escreto nel latte materno"