Covid-19: Smontiamo tre luoghi comuni che il mainstream usa a pretesto, per incutere paura.
Il pensiero unico del mainstream tecno-sanitario ci bombarda continuamente nel farci credere tre cose distinte:
Prima: bambini e ragazzi aumentano i contagi, perché sarebbero “serbatoi” del virus che causa la Covid-19
È questo il pretesto o il ricatto per vaccinarli, altrimenti devono essere tenuti lontani dai nonni e da tutti gli individui “fragili” nella propria salute.
Il nuovo leviatano terapeutico ormai vuole imporre la propria idea di “comunità” fatta di restrizioni sociali e azzeramento di tutti quei gesti di relazione sociale, che hanno sempre contraddistinto gli esseri umani nel proprio processo evolutivo iniziato 200mila anni fa con l’Homo sapiens.
Mettiamo ora ordine alle cose per abbattere questo orrendo luogo comune, riportando le affermazioni provenienti da alcune pubblicazioni scientifiche.
Un bambino infettato in genere è asintomatico o ha sintomi lievi e guarisce in fretta, ottenendo un’immunità duratura, utilissima per aumentare l’immunità generale nella comunità.
La maggior infettività si ha nei due giorni che precedono i sintomi, fino al 5° giorno dalla loro comparsa. In un’analisi combinata di 79 ricerche, nessuna ha riportato virus capaci di infettare oltre il 9° giorno (benché la PCR potesse ancora rilevare frammenti di virus non infettanti). I bambini avevano decorsi in media più brevi. (Fonte Lancet: SARS-CoV-2, SARS-CoV, and MERS-CoV viral load dynamics, duration of viral shedding, and infectiousness: a systematic review and meta-analysis)
In parole semplici questo studio ci spiega come i bambini che si infettano, possono restare contagiosi una settimana circa in un anno, mentre nelle altre 51 settimane dell’anno sono diventati immuni, altro che “serbatoio” di virus!
Seconda: la credibilità che hanno i risultati di efficacia e sicurezza dei trial adottati dalle case farmaceutiche per i vaccini Covid-19.
Ora che le campagne vaccinali sono in corso, tuttavia, c’è chi ha messo in dubbio l’entità di questo successo. In particolare Peter Doshi, ricercatore e metodologo, molto rinomato nel mondo della medicina basata sulle evidenze, ha sollevato un polverone con un post sul blog di BMJ, la rivista della British Medical Association di cui è associate editor: Pfizer and Moderna’s “95% effective” vaccines—we need more details and the raw data - The BMJ
In che cosa Doshi può avere ragione?
Delle numerose critiche avanzate da Peter Doshi, alcune appaiono sensate e condivisibili, e ne diamo qui un breve elenco, citando per lo più le sue testuali parole.
Ben 371 individui sono stati esclusi dall'analisi di efficacia del vaccino Pfizer per "importanti deviazioni del protocollo entro o prima di 7 giorni dopo la dose 2”. È normale che nell’analisi dei dati di uno studio si escludano, per varie ragioni, dei partecipanti. Qui però preoccupa lo squilibrio numerico tra quelli che appartenevano al gruppo che aveva ricevuto il vaccino (311) e quelli che avevano ricevuto il placebo (60), perché teoricamente potrebbe nascondere elementi importanti per la valutazione.
I farmaci assunti per il dolore e la febbre, per alleviare insomma gli eventi avversi locali e sistemici post-iniezione, erano 3-4 volte più spesso utilizzati nei vaccinati rispetto al gruppo placebo (almeno per il vaccino di Pfizer, mentre Moderna non riferisce chiaramente a questo riguardo). Questo potrebbe mettere a rischio il rispetto del cosiddetto “doppio cieco”, cioè del fatto che né i volontari, né i ricercatori siano a conoscenza del gruppo a cui il singolo individuo è stato assegnato. Se la differenza nella comparsa dei disturbi dopo l’iniezione è stata così marcata, è difficile immaginare che partecipanti ed esaminatori non potessero fare ipotesi plausibili sul gruppo di assegnazione. Né la FDA né le società produttrici, sembrano aver formalmente preso in considerazione l'affidabilità del doppio cieco nei confronti di un placebo inerte, e i suoi effetti sui risultati riportati.
Per quanto riguarda il comitato apposito che dovrebbe vigilare su questi aspetti, Moderna ha dichiarato che nel suo caso era composto da quattro medici affiliati all'università, mentre nel comitato creato da Pfizer ci sarebbero tre dipendenti dell’azienda.
Vaccino somministrato a persone che avevano già avuto Covid-19. Sebbene i protocolli prevedessero che i soggetti con una storia nota di infezione da SARS-CoV-2 o una precedente diagnosi di Covid-19 venissero esclusi dagli studi di Moderna e Pfizer, rispettivamente 1125 (3,0%) e 675 (2,2%) dei partecipanti agli studi di Pfizer e Moderna erano già positivi per SARS-CoV-2 all’inizio dello studio. D’altra parte i CDC statunitensi raccomandano di offrire il vaccino "indipendentemente dalla storia di precedente infezione da SARS-CoV-2 sintomatica o asintomatica”.
Doshi conclude il suo post con un accorato appello sulla necessità di poter avere disponibili pubblicamente i dati grezzi degli studi, dati che invece, secondo i rispettivi protocolli, Pfizer inizierà a rendere disponibili solo 24 mesi dopo il completamento dello studio, mentre Moderna afferma che lo farà solo su richiesta.
Per ulteriori considerazioni si rimanda al link Lettera-90 (nograzie.eu)
Terza: Si dice che i vaccinati abbiano più anticorpi rispetto ai guariti dall’infezione naturale. È uno dei pretesti per vaccinare sempre di più anche i guariti e i giovani.
In Israele, un paese-laboratorio dove si è più vaccinato, ricercatori del “Maccabi Healthcare Services” (MHS) hanno mostrato che l’immunità dopo infezione naturale risulta molto più efficace e durevole di quella da vaccino con dose doppia. (Fonte: Comparing SARS-CoV-2 natural immunity to vaccine-induced immunity: reinfections versus breakthrough infections)
Nello studio i ricercatori, hanno considerato tre classi distinti di individui: 1) soggetti naïve“vergini” alla SARS-CoV-2 che hanno ricevuto due dosi del vaccino Pfizer BNT162b2, 2) individui precedentemente infetti che non sono stati vaccinati, e 3) individui precedentemente infetti e vaccinati con una singola dose.
A questi campioni di popolazioni, sono stati applicati tre modelli di regressione per il raffronto e per il calcolo del O.R.==odds ratio (rapporto di probabilità); i tre modelli differivano dal momento del verificarsi dei due eventi: infezione o la somministrazione della seconda dose.
I risultati sono stati riassunti in questa tabella (consideriamo solo il modello 1, per altri dettagli vedi link pdf):
Questo studio ha dimostrato che l'immunità naturale conferisce una protezione più duratura e più forte13 volte superiore contro l'infezione, 27 volte contro la malattia sintomatica e 8 volte contro l'ospedalizzazione, rispetto all'immunità indotta dal vaccino a due dosi BNT162b2.
Si nota inoltre anche che gli individui che erano stati precedentemente infettati da SARS-CoV-2 e che avevano ricevuto poi una singola dose del vaccino hanno ottenuto una protezione aggiuntiva contro la variante Delta.
Concludendo
Se ci basiamo su queste convinzioni perché “lo dice La Scienza” senza porsi delle domande per approfondire la questioni, rischiamo di addentrarci in strade pericolose. Soprattutto alla luce dei legami stretti fra le case farmaceutiche e le entità di governo, come le affermazioni del Dr. Marcia Angell, direttrice della rivista scientifica New England Journal of Medicine, ha più volte denunciato:
“Semplicemente non è più possibile credere a gran parte della ricerca clinica pubblicata o fare affidamento sul giudizio di medici rispettati o su linee guida mediche autorevoli. Non mi fa piacere questa conclusione, che ho raggiunto lentamente e con riluttanza nel corso dei miei due decenni come Direttore del New England Journal of Medicine.” (fonte1) (fonte2)
Riassumendo quindi possiamo dire:
Non è necessario vaccinare i guariti.
Vanno interrotte le vaccinazioni (già andate troppo oltre!) di adolescenti e bambini, non solo perché i rischi importanti di Covid in età pediatrica sono minimi e gli effetti avversi dei vaccini viceversa frequenti e potenzialmente gravi (COVID-19 Vaccine Safety in Adolescents Aged 12–17 Years — United States, December 14, 2020–July 16, 2021), ma ancor più perché l’infezione naturale dà una protezione più robusta e duratura (anche) verso la variante oggi dominante.
A scuola Sì: aerazione dei locali, microfoni, igiene delle dita delle mani, mascherine con rischi di cariche virali alte e controllo periodico con tamponi rapidi salivari per nulla invasivi e a basso costo (utili aggiungiamo per tutta la popolazione per vivere la vera normalità! No alle punturine periodiche.